Why do my cannabis plants have red or purple stems?
In the world of cannabis, there’s a common curiosity amongst growers as to why the stems of the plants turn red or purple. This phenomenon, which can often be worrying, is either a simple natural…
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Una piccola cronistoria
Tutto parte agli inizi degli anni ’80 quando, il vicesegretario del Partito Socialista Italiano Claudio Martelli, si fa beccare proveniente da un paese africano con della cannabis nel bagaglio. Non poteva accadere niente di peggio per l’immagine del Partito, essendo anche Partito di governo, che far sapere al mondo intero che nientemeno che il suo vicesegretario era un “drogato”!
Si corse allora ai ripari in tempi più che celeri e la cannabis entrò nelle mire del governo che ne decretò il divieto di uso e di coltivazione, punendo penalmente questi “pericolosi reati”.
Arriviamo quindi al 1993 e dopo anni e anni di ingiustificata persecuzione contro i consumatori di cannabis, il Referendum per la depenalizzazione del consumo, promosso dai Radicali, ebbe un grande consenso e da quel momento nessuno è andato più in prigione come consumatore, ma ha dovuto subire umiliazioni e angherie di ogni sorta attraverso le insostenibili sanzioni amministrative e i controlli sanitari.
Nel 2006 il governo di centro destra, presieduto da Silvio Berlusconi, approvò una proposta di legge a firma di Gianfranco Fini e Carlo Giovanardi (da cui prenderà il nome) che non contemplava più la distinzione tra droghe “leggere” e “pesanti” e che prevedeva il criminogeno concetto di “presunzione di reato” stravolgendo la norma della “presunzione di innocenza” vigente in tutti i Paesi democratici. Questo concetto ha fatto sì che pur mantenendo la depenalizzazione del consumo, fosse penalmente perseguita la coltivazione ad uso personale perfino di una sola pianta, considerando anche la coltivazione domestica un pericolo per la sicurezza e la salute pubblica.
La Fini-Giovanardi in 8 anni ha riempito le carceri di persone socialmente rispettabili considerando chiunque un “presunto” spacciatore. Finalmente, arrivando al 2014, viene considerata illegittima ai fini della Costituzione dalla Consulta e conseguentemente vengono ridefinite le pene e contemplato il “reato di lieve entità”.
Situazione attuale
Per iniziativa di singoli parlamentari dei Radicali, del Partito Democratico, di Sinistra Ecologia e Libertà e del Movimento 5 Stelle, dal 2010 sono state depositate nei due rami del Parlamento varie proposte di legge per legalizzare la cannabis e regolamentarne il consumo, la coltivazione e la distribuzione, fino a che, solo l’anno scorso, per iniziativa del Sottosegretario al Ministero degli Esteri, Benedetto Della Vedova, si forma un intergruppo parlamentare, al quale aderisce più di 1/3 dei parlamentari, che redige un testo unico per una proposta di legge sulla legalizzazione.
Lo scorso mese, prima della lunga pausa estiva della Camera dei Deputati e dopo aver ascoltato nella Commissione competente varie rappresentanze istituzionali e molte associazioni, tra cui anche quelle dei consumatori e coltivatori di cannabis, la proposta è arrivata in aula per il dibattito, ma si è subito arenata a causa dei circa 2000 emendamenti presentati dalla frangia più oltranzista e reazionaria del Parlamento, rimandando quindi al mese di settembre il proseguo del procedimento.
E ora?
Siamo a settembre, ma ancora non si conosce il calendario dei lavori della Commissione Giustizia, che deve vagliare le migliaia di emendamenti e nominare il relatore per il dibattito in aula. Sappiamo tutti che i tempi della politica sono biblici e quindi c’è da aspettarsi che da settembre si scivoli a fine anno e poi magari a primavera e poi….
Ma alcune considerazioni ottimiste vanno fatte ugualmente, in primis: perché è la prima volta che una proposta di legge per la legalizzazione della cannabis arriva in Parlamento; secondo: perché circa 330 parlamentari l’hanno sottoscritta dando al Governo un segnale ben preciso sull’urgenza di legiferare in merito; terzo: perché è la prima volta che attraverso le loro associazioni, i consumatori e i coltivatori in proprio vengono ascoltati in audizione nel cuore delle istituzioni, riconoscendo il loro valore sociale e politico; quarto: perché ormai il cuneo è inserito e indietro non si torna, si tratta di continuare a percuoterlo fino a che il muro del proibizionismo non crolli sotto le sue stesse contraddizioni; quinto ed ultimo: perché questa volta ci fidiamo della determinazione e dell’impegno dimostrato dai parlamentari con i quali collaboriamo e siamo in contatto.
Non ci resta quindi che aspettare il calendario dei lavori della Commissione Giustizia e continuare la “battaglia infinita” per i nostri diritti.
Giancarlo Cecconi – portavoce ASCIA